Civello: una conferenza per conoscere il canto gregoriano

Una conferenza e un concerto per imparare ad amare e capire il canto gregoriano. Appuntamento importante per la rassegna “Parole d’Organo 2016” che domani alle 20.45 vedrà Filippo Speranza, prezioso organista a Civello presso la parrocchiale SS. Cosma e Damiano, coordinare domani sera 28 Aprile una conferenza sul canto gregoriano dal titolo “Il Canto della Parola”, cui poi farà seguito il 6 Maggio un concerto che vedrà protagonista il coro ALIA MONODIA di Lugano, diretto dal m. Giovanni Conti e con lo stesso Filippo Speranza all’Organo. Entrambi gli appuntamenti si terranno nella chiesa parrocchiale.

Ecco di seguito la presentazione che lo stesso organista ha voluto scrivere per noi.

Canto Sacro medioevale a Civello

Prosegue la rassegna musicale che ha già visto alternarsi organisti e corali nella Chiesa Parrochiale SS. Cosma e Damiano di Civello (Villa Guardia), custode dell’organo ottocentesco Nasoni-Gandini, e che ha finora registrato consensi incoraggianti, data la notevole partecipazione di pubblico.

Di questo percorso di musica sarà protagonista, il prossimo 6 maggio, un genere di davvero raro da ascoltare dal vivo e per lo più trascurato nella liturgia corrente e nei concerti di musica sacra: il Canto Gregoriano.

E’ un’occasione da non perdere, sia per chi è interessato al genere della musica sacra e antica, sia esso credente o meno, praticante o no, sia per chi è appassionato di cultura medioevale, ma anche per chi è semplicemente attratto dalla spiritualità che sempre promana da questo canto antico che arriva dritto all’anima.

Un protagonista di primordine sarà ospite della rassegna civellese, col suo gruppo vocale specializzato in canto gregoriano, il Responsabile delle Produzioni musicali video della Radiotelevisione Svizzera e Vicepresidente dell’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano: il Prof. Giovanni Conti. Il 6 maggio alle ore 20.45, alla direzione del gruppo vocale femminile Alia monodia, eseguirà brani gregoriani del repertorio che celebrano Maria nel mese a Lei dedicato.

Conti svolge attività concertistica a livello internazionale con i suoi gruppi vocali di canto gregoriano con i quali ha al suo attivo numerose produzioni musicali radiotelevisive in diversi paesi e registrazioni discografiche di pregio. A molti sarà nota la rassegna internazionale di musica medioevale e rinascimentale Cantar di Pietre, di cui è Direttore artistico. Le sue interpretazioni musicali hanno un fondamento nella musicologia, nella scienza dei codici antichi, nella ricerca del significato teologico. Agli addetti ai lavori e non sono note le sue ricerche e i suoi corsi e seminari in Svizzera (dove è docente di Paleografia e Semiologia presso il Conservatorio di Lugano), in Italia (dove è Professore all’Università di Parma, per la Laurea specialistica in Musicologia) e all’estero nel campo del canto sacro occidentale e delle fonti manoscritte liturgiche medioevali, con i loro mutamenti attraverso Medioevo, Rinascimento e Barocco.

Nelle biblioteche, nei monasteri e nelle abbazie d’Europa sono custoditi tesori musicali incommensurabili nati da un’intensa esperienza spirituale e di meditazione, scritti da monaci per lo più anonimi che, fino all’ VIII secolo d.C., hanno creato questo mirabile canto monodico, canto che ha radici in Oriente e nel bacino del Mediterraneo e che ha accompagnato il cristianesimo dagli albori.

Soprattutto questo nucleo originario di composizioni, a destinazione d’uso essenzialmente liturgica, è quello messo a fuoco da studiosi come Conti che fanno capo all’ Associazione Internazionale di Studi di Canto Gregoriano. Questa associazione annovera e ha annoverato al suo interno fior di musicologi, paleografi e liturgisti, tra cui il l’ex Maestro di Cappella del Duomo di Como, don Felice Rainoldi, da poco scomparso.

E’ una ricchezza enorme che va valorizzata, un tesoro, oltre che musicale, religioso, teologico, di esperienza mistica e umana. La poderosa ricchezza di melodie create, nonostante la povertà di mezzi costituiti dalla sola voce umana, sarà ineguagliabili in tutta la storia della musica. In questo genere sacro la melodia da una parte si piega al testo (per lo più tratto dalla Sacra Scrittura) e ne segue gli accenti, la declamazione e il significato, dall’altra ne esplora i contenuti, anche quelli più profondi e reconditi, la trasfigura, la rende più eloquente. Questo connubio musica e parole è abilmente creato a fini espressivi e teologico-esegetici. E’ come se la Parola di Dio prendesse più vita grazie alla musica e acquisisse ancora più fascino ed efficacia. E’ come se essa si dotasse di una propria voce, fatta dal suono del Canto Gregoriano.

Chi canta questo repertorio ha l’impressione di entrare nel flusso della Parola d Dio, di incorporarla a sé grazie a quel veicolo fluido fatto di ritmo oratorio e da suono, fusi in piena sintonia; chi ascolta è come se venisse condotto ad un’altra dimensione: quella della Verità di sé, quella dell’Assoluto, quella dell’Adorazione, in un’unità di corpo e di spirito in cui il tempo è come sospeso

“E mentre il mio cuore stordiva di dolcezza, quelle voci parevano dirmi che l’anima (degli oranti e mia che li ascoltavo), non potendo reggere alla esuberanza del sentimento, attraverso di essi si lacerava per esprimere la gioia, il dolore, la lode , l’amore, con slancio di sonorità soavi”. Così si esprime Umberto Eco nel suo più famoso romanzo “Il Nome della Rosa” quando descrive il momento del canto dei salmi dei monaci benedettini durante il mattutino.

Nel Medio Evo questo repertorio di canti viene trasmesso oralmente grazie allo sforzo mnemonico, dal magister ai cantores.

Ma dalla seconda metà del IX secolo fino al X, epoca in cui il repertorio da trasmettere a voce diventa enorme, l’”hard disk” dei monaci si satura e nasce l’esigenza di trascriverlo. Così monaci specializzati, abili e pazienti, gli amanuensi, imprimono il testo dei canti su pergamena, assieme a segni ritmici, interpretativi ed espressivi detti neumi che servono per guidare il lettore nella corretta esecuzione del canto. Possiamo trovare documenti di questo tipo nei numerosi codici sparsi in varie parti d’Europa.

Questo sistema di scrittura (scrittura neumatica) non prevedeva però la registrazione sulla pergamena dei suoni, delle melodie (che continuavano invece a essere passate a voce da persona a persona) per cui, a partire dall’ XI secolo, cadrà in disuso e sarà sostituito da quello che può essere considerato il vero precursore della scrittura musicale moderna. Ma con esso paradossalmente inizierà la decadenza del canto gregoriano. Infatti, se da una parte l’invenzione delle note musicali permette di scrivere la successione precisa dei suoni (così che essi si possono leggere e non devono essere tramandati a voce), anche se non potrà mai rappresentare fedelmente la musica e certi suoni particolari, d’altra parte il canto diventerà un po’ matematico e perderà della sua freschezza originaria.

Tale processo di decadenza andrà avanti nei secoli successivi quando nasceranno la polifonia (canto a più voci), le altre forme musicali e la musica strumentale. Inoltre le melodie gregoriane subiranno, nelle epoche successive, un processo di adattamento, ma anche un vero e proprio storpiamento per adeguarsi agli stili musicali del periodo storico ( rinascimento, barocco, ecc.).

Inoltre il Gregoriano verrà rimosso anche molti ambiti liturgico musicali, nonostante i numerosi documenti della Chiesa che ne riconoscevano il valore unico di canto liturgico per eccellenza.

Questo stato di cose prosegue fondamentalmente fino al 1800, epoca di riscoperta dei tesori storici del passato, quando i monaci dell’abbazia benedettina di Solesmes, in Francia, iniziano a ricercare, scoprire, studiare e decifrare le antiche fonti manoscritte, con l’intento di giungere al suono gregoriano originario: è in quel periodo che nasce una nuova scienza: la semiologia gregoriana.

A caccia dei segni “geroglifici” scritti in “minute zampe di mosca”, simboli di un arcaico linguaggio musicale, si mettono molti appassionati studiosi nei decenni successivi, e si giunge, nel 1908, alla prima pubblicazione ufficiale dei canti gregoriani della messa, a cui seguirà quella dei canti della Liturgia delle ore. Questa opera di restituzione del repertorio a quello delle origini prosegue ancora oggi con metodi moderni, con l’intento di arrivare ad una esecuzione il più filologica e più fedele possibile a quella degli antichi cantori medioevali di Canto Gregoriano e non disperdere un patrimonio che ha ancora molto da dirci.

Il frutto di questi studi, esperienze, confronti ci è regalato all’ascolto nella Parrocchia di Civello il 6 maggio, quando diversi brani corali verranno alternati a pezzi organistici di ispirazione gregoriana. L’organo non accompagnerà la Schola per rispettare quella che era la modalità di esecuzione originaria del canto, che è un canto per sole voci.

La musica strumentale, in particolare quella organistica, si sviluppa a partire dal tardo Medioevo dal canto polifonico (canto a più voci) che a sua volta nasce da una costola del canto gregoriano. Probabilmente secoli di arte musicale occidentale, come noi li conosciamo, non sarebbero sorti senza il gregoriano.

Dopo essersi gradualmente emancipato dalla musica vocale, l’organo fu uno dei primi strumenti ad affermarsi nel panorama musicale

All’inizio l’organo faceva timidamente da “sostegno” al coro suonando uno o più voci; poi si cominceranno a trascrivere per questo strumento i brani vocali polifonici (XIV sec.) e più avanti si creeranno musiche originali organistiche, inizialmente da alternare ai versetti del canto (in alternatim) (XV- XVI sec.). Nel XV secolo l’organo diventerà uno strumento tecnicamente compiuto e indipendente e inizierà a fiorire una sempre più vasta letteratura musicale specifica.

I brani eseguiti durante il concerto sono ispirati a melodie gregoriane mariane collegate tematicamente ai canti e risalgono a diversi periodi storici: Rinascimento, Barocco e il periodo Contemporaneo. Nel ‘700 e dell’800 è poco frequente trovare musica organistica ispirata al gregoriano.

Il concerto sarà anticipato da un conferenza su “Il canto della Parola:
Spiritualità e Mistero nel Canto gregoriano”
che si svolgerà il 28 aprile alle ore 20.45, sempre nella Chiesa Parrocchiale di Civello.

Questo evento ci proietterà nella profonda spiritualità del Medio Evo, di cui il canto gregoriano è custode, spiritualità e cultura che ha sicuramente ancora qualcosa da dire anche a noi, del Secondo Millennio e forse può aiutarci a trovare “chiavi” di lettura degli accadimenti odierni e contribuire a un progresso, innanzitutto dell’animo umano.

 

 

Filippo Speranza