Che colpo! Alle Elementari arriva in visita Luigi Garlando

Dal Gol alla storia di Giovanni Falcone. Dalle pagine del quotidiano rosa più venduto d’Italia, al romanzo della vita del noto magistrato ucciso dalla mafia. Che colpo per la scuola primaria! Il giornalista de La Gazzetta dello Sport mercoledì sarà l’inaspettato protagonista di una mattinata che gli alunni delle classi Quinta della Scuola don Milani di Villa Guardia, sicuramente, ricorderanno a lungo.

Invitato dalle insegnanti delle classi quinta, l’autore, “fuoriclasse” delle casa editrice Rizzoli con il pluripremiato romanzo dedicato al martire della strage di Capaci, ma apprezzato autore anche della collana di romanzi intitolati “Gol”, per la casa editrice Il Battello a Vapore, raggiungerà gli alunni mercoledì 23 marzo, coronando il sogno dei giovani lettori che quest’anno in classe hanno letto proprio il suo romanzo “Per questo mi chiamo Giovanni”.per questo mi chiamo Giovanni

Luigi Garlando, nato a Milano nel 1962, è apprezzato giornalista sportivo oltre che autore di moltissimi best seller. Gli alunni hanno già iniziato a prepararsi per l’incontro, formulando una serie di domande e curiosità da chiedere all’autore, mercoledì, in occasione della visita.

Come spiega Wikipedia, Garlando, laureato in lettere moderne a Milano, comincia a muovere i primi passi nel mondo dei fumetti. Approda poi a La Gazzetta dello Sport, dove ha ereditato la rubrica di Candido Cannavò, e dove scrive tuttora sia per il quotidiano sia per il supplemento SportWeek in cui cura dal 2012 una propria rubrica (Ripartenze, dedicata al calcio), inoltre è uno dei conduttori di Gazzetta TV. Ha partecipato da inviato a due campionati mondiali (Giappone-Corea del Sud 2002 e Germania 2006), due Olimpiadi e un Tour de France. È stato premiato dal CONI per la sezione inchieste e per il racconto sportivo. Scrive inoltre libri per ragazzi, trattando temi d’attualità, sociali e sportivi, perché – spiega – «Non esistono temi da grandi e temi da bambini, ma esistono modi diversi per affrontarli».[1]

È un appassionato collezionista di copie in tutte le lingue della Divina Commedia di Dante.

Nel 2005 vince il Premio Cento per Mio papà scrive la guerra.

Nel 2008 riceve il Premio Bancarella Sport per Ora sei una stella. Il romanzo dell’Inter.

“Per questo mi chiamo Giovanni” è la storia che racconta, in modo semplificato, ma molto intenso, il significato della parola mafia attraverso le parole di un padre che passa una giornata speciale con il proprio figlio. Giovanni è un bambino che frequenta una scuola elementare di Palermo. Nella sua classe, lui e gli altri compagni hanno paura di ribellarsi alle continue vessazioni di Tonio. Nel giorno del suo 10° compleanno il padre di Giovanni gli regala una giornata di vacanza, portandolo in giro per Palermo, parlandogli della città, ma anche della mafia, paragonandola a ciò che fa Tonio con i suoi compagni.

Parlano anche di Giovanni Falcone, passano da Capaci e visitano la casa del magistrato. Tornati a casa il padre confessa al figlio di aver anche lui un tempo pagato il pizzo e quando un giorno si ribellò il suo negozio venne raso al suolo, ma con esso anche un pezzo della mafia…

 

 

Ecco un breve estratto dal libro… “Papà entrò in camera mia dopo cena. Seduto alla scrivania, stavo ripassando la lezione di storia. Eravamo arrivati a Garibaldi che libera tutta la mia Sicilia, poi a un certo punto riceve una lettera e risponde: “Obbedisco”. Solo quello: “Obbedisco”. Era un punto che non mi risultava chiarissimo: perché doveva fermarsi e tornare indietro, visto che continuava a vincere battaglie su battaglie? Probabilmente, quando la maestra l’aveva spiegato in classe, mi ero distratto.
In ogni caso, quell’eroe a cavallo con la barba folta, che batteva tutti, mi entusiasmava. Vestiva la casacca rossa come David Beckham del Manchester United, che è la più brava ala destra del mondo. Era forte come Braveheart  che avevo visto al cinema e che combatteva con la gonna, perché in Scozia portano la gonna anche gli uomini.
Mio padre si sedette sul mio letto e prese in braccio Bum, lo scimpanzé di peluche. Aveva una faccia strana (papà, non lo scimpanzé), come quando ha qualcosa da dirmi e non sa da dove cominciare.”