Sicurezza, la delusione delle Forze dell’ordine: “Siamo pochi e la pena non è mai certa”

La prima premessa è che manterremo l’anonimato per motivi di opportunità legati alla delicata professione che ogni giorno le Forze dell’Ordine sono chiamate a svolgere sui nostri territori. Ma dal colloquio che abbiamo piacevolmente intavolato nei giorni scorsi con uno dei massimi rappresentanti locali, cui si aggiungono alcune dichiarazioni rilasciate dai vertici provinciali dei Carabinieri in occasione del recente incontro di Lomazzo sul tema sicurezza, ecco che emergono alcuni aspetti piuttosto preoccupanti. Ed è una preoccupazione giustificata visto che, di fatto, pare di essere in un vicolo cieco, dove ogni attore chiamato in causa pare avere le mani legate.

La seconda premessa è che, ad esempio, in quanto a prontezza d’azione e numero di interventi, nella speciale classifica internazionale, i Carabinieri sono in vetta.

La terza premessa, altrettanto doverosa, è che come recentemente confermato dai vertici delle forze dell’ordine, i comandi di Como e provincia non sono così malmessi al punto da non avere a disposizione nemmeno la benzina da mettere nel serbatoio delle autovetture (situazioni che in Italia invece si sono già verificate).

Un quadro in chiaroscuro che però non soddisfa nemmeno gli stessi agenti. “Siamo sotto organico: questo è indubbio. Poche unità di poliziotti o carabinieri non possono proteggere un territorio così vasto come quello della Cintura Urbana e dell’Olgiatese. Siamo chiamati a destra e a manca: appena arriviamo in un paese ecco che ci chiamano da un’altra parte”.

Passando all’emergenza microcriminalità di questi giorni il tema diventa subito articolato. “Abbiamo a che fare con bande che per oltre il 50% arrivano dall’Est Europa. Poi c’è una buona percentuale di italiani. E infine una percentuale di persone con provenienze diverse che spesso però lavorano poiché assoldate dalla malavita organizzata italiana”.

In termini di prevenzione tutto può essere utile. “Ogni cosa potrebbe aiutare a scoraggiare i ladri o ad aiutarci a prenderli con le mani nel sacco: dai gruppi di vicinato alle pentole e lattine vuote posizionate davanti alle finestre per fare rumore quando qualcuno provasse ad introdursi; dalle videocamere ai sistemi antifurto”.

La sensazione però, è che alla fine tutto possa essere più che altro un palliativo. “Il problema reale è che non c’è pena certa per questi farabutti. I delinquenti, specialmente gli stranieri, sanno che più o meno possono essere presi una volta su 100 e che, anche nel caso in cui fossero colti con le mani nel sacco, poi difficilmente sarebbero condannati e messi in galera. Sanno che il rischio dunque è minimo e quindi, per 99 volte ci proveranno”. E proprio questa triste e cruda statistica li rende ancora più spavaldi e meno timorosi.

Nei giorni scorsi, proprio in occasione degli incontri sulla sicurezza andati in scena negli altri comuni, in molti, semplici cittadini ma anche politici locali, hanno chiesto la possibilità di utilizzare l’esercito lungo le vie di quei paesi particolarmente presi di mira. Ecco però la secca risposta del Questore. Per legge i militari dell’esercito possono scendere in strada solo se accompagnati dalle forze dell’ordine… Ecco, come non detto.

Nei dibattiti pubblici organizzati dall’Amministrazione comunale si parlerà di tutte queste sfumature e non solo. Il 5 febbraio presso la sala consiliare del Muncipio di Villa Guardia e l’11 febbraio presso il salone dell’Associazione Incontro, in via Vittorio Veneto.