Dall’Africa l’appello di Padre Stefano Giudici

Padre Stefano Giudici

Anche quest’anno torna la competizione internazionale on line che premia i progetti di solidarietà. Come ormai da tradizione, anche la comunità di Korogocho, a Nairobi, presso cui opera anche il missionario comboniano di Villa Guardia, Padre Stefano Giudici, si mette in gioco con nuove iniziative da sostenere e per le quali anche i 1000 euro in palio possono diventare importanti per riuscire a sviluppare il progetto. Ancora una volta sarà prezioso l’apporto in termini di clic per sostenere l’associazione lussemburghese che aiuta da anni Padre Stefano e che supporta i progetti per la rinascita di Korogocho.

Nelle ultime settimane il missionario di Villa Guardia aveva denunciato pubblicamente l’ennesima beffa: l’apertura di una nuova discarica, con fuoco, fumi ed esalazioni tossiche, proprio davanti al centro giovanile di St. Jhon, costruito in questi anni anche grazie al sostegno dei concittadini e di moltissime altre persone che hanno a cuore il futuro di migliaia di giovani costretti a vivere nella baraccopoli costruita sulla discarica principale di Nairobi. L’appello a far sentire alta la voce di dissenso è riecheggiato in tutto il mondo. Ma, come sempre, la voce dei piccoli, difficilmente “sale a palazzo”.

Ecco l’appello dei collaboratori Padre Stefano.

“Cari Amici,

Abbiamo bisogno del vostro aiuto.

Stiamo partecipando agli ING Solidarity Awards e se rientriamo nelle 30 associazioni lussemburghesi più votate vinceremo un premio di 1.000 euro. Investiremo questo premio nella costruzione del centro di formazione per i ragazzi di strada di Korogocho.

Cliccate su questo link e votate inserendo il vostro indirizzo email sul quale poi potrete confermare il voto:

https://www.ing.lu/public/servlet/navigation?PAGE=CSR_REDIRECT_ASSOC&aid=112230&LANGUAGE=FR

Condividete questo messaggio con i vostri amici!

Da parte dei ragazzi di strada di Korogocho,

Grazie!”

Intanto ecco uno stralcio dell’intervista rilasciata nei giorni scorsi da Padre Stefano Giudici ad un’importate agenzia stampa internazionale:

Padre Stefano Giudici“La cosa nuova è che non molto tempo fa, non più di un anno, si è creata a Korogocho un’altra discarica più piccola proprio sotto la chiesa e la scuola di St. John, da una parte, e le case del quartiere di Ngunyumu, dall’altra. In breve tempo lo stagno che si trovava lì è stato riempito di rifiuti che poi vengono bruciati. St. John è rimasta, da allora, preda di un fumo acre costante che copre l’anfiteatro che funziona da chiesa, ma, soprattutto, la scuola che ospita quasi mille bambini”. A denunciare al Sir la difficile situazione che vive la popolazione di uno dei più grandi slum di Nairobi, è padre Stefano Giudici, missionario comboniano già parroco della parrocchia di St. John e ora impegnato come formatore nel seminario internazionale della Congregazione nella capitale keniana. Padre Giudici non ha però dimenticato la sua gente e ha deciso di lanciare un appello perché “solo lo spostamento della protesta a livello internazionale può, forse, smuovere qualcosa”. Purtroppo, precisa il missionario, non si tratta di una novità assoluta: da trent’anni, infatti, la popolazione dello slum convive con la presenza dell’immensa discarica di Dandora, situata proprio di fronte a Korogocho e sotto le case di Dandora. La discarica, chiusa nel 2001, non ha però mai smesso di raccogliere, bruciare e selezionare (da quelli che vi ci lavorano) i rifiuti della capitale. Oggi però la situazione è ulteriormente peggiorata con la nascita di questa nuova discarica illegale. “A nulla – precisa padre Giudici – sono valse le pressioni e le proteste della gente, della Chiesa, di parte della società civile. I due ‘cartelli’ che gestiscono questa discarica sono coperti dal potere delle autorità, dalla polizia al ‘chief’ (l’autorità amministrativa a Korogocho) ai rappresentanti locali nell’Assemblea della Contea. Tutti sono coinvolti, in un modo o nell’altro, direttamente (prendendo tangenti sul business illegale) o indirettamente, per inazione e indifferenza. La gente prima protesta, poi, come è abituale per i poveri più poveri, impotenti, inascoltati e dimenticati, si adatta e si limita a dire ‘ci siamo abituati, non possiamo fare niente’. E ovviamente ha paura dei cartelli (rigorosamente ‘bipartisan’, cioè appoggiati politicamente dai due maggiori partiti, proprio quelli che si stanno combattendo oggi per le elezioni presidenziali)”. “Davvero – conclude il missionario – il senso di impotenza è grande perché quelli a cui ci si dovrebbe rivolgere per ottenere giustizia, sono proprio quelli che beneficiano di questa situazione”.